Costellazione del Delfino

 

Citazione tratta da “I Fasti” di Ovidio – II, vv. 79/118

Nella notte seguente, il Delfino che di recente vedevi

fregiato di stelle sarà sfuggito al tuo sguardo,

o perché di occulti amori fu messaggero felice,

o perché portò in salvo la lesbia lira e il suo maestro.

Qual mare non conosce Arione, quale terra lo ignora?

Egli che con il canto fermava le acque correnti.

Spesso il lupo che inseguiva l'agnella fu arrestato dalla sua voce,

spesso l'agnella che fuggiva il vorace lupo ristette;

spesso i cani e le lepri riposarono sotto una stessa ombra;

sulla rupe si fermò la cerva accanto alla leonessa,

e senza azzuffarsi la loquace cornacchia si pose al fianco

dell'uccello di Pallade e la colomba si unì allo sparviero.

Si dice che Cinzia 167 spesso sia rimasta ammaliata, o armonioso

Arione, alle tue melodie come a quelle del fratello.

Il nome Arione si era diffuso sulle onde di Sicilia,

le rive di Ausonia s'incantavano al suono della sua lira;

di là, ritornando in patria, Arione salì sulla nave,

e portava con sé i tesori ottenuti con la sua arte.

Forse, infelice, temevi i venti e le onde,

ma per te il mare era più sicuro della tua nave.

Infatti il timoniere ti si pianta vicino con la spada

brandita e la complicità di tutta la ciurma armata.

Che fai con la spada? Reggi, o nocchiero, la nave incerta;

non sono queste le armi da stringere fra le tue dita.

Arione, pervaso dal timore, disse: « Non chiedo di sfuggire alla morte,

ma ch'io possa, presa la lira, cantare un poco » .

Gli si concede, e ridono di quell'indugio. Egli si cinge d'un serto

che potrebbe, o Febo, addirsi alla tua chioma;

e indossa un mantello immerso due volte in porpora di Tiro:

le corde toccate dal pollice risuonano ognuna con la sua nota,

come con flebile armonia canta il cigno

trafitto le candide tempie da crudele dardo.

D'improvviso, così com'era adorno, si getta tra le onde;

e l'azzurra nave è investita dagli spruzzi del tuffo.

Allora – incredibile a dirsi – si narra che un delfino con il curvo

dorso si sia sottoposto a questo carico inatteso.

Egli, sedendo con la cetra in grembo, quale compenso

al trasporto, canta e col canto addolcisce gli equorei flutti.

Gli dei vedono l'atto pietoso: Giove accolse il delfino

fra gli astri, e volle che gli fossero attribuite nove stelle.

 

 

Citazione tratta da “I Fenomeni ed i Pronostici” di Arato – vv. 479/485

…Ed un Delfino,

non molto grande, sopra il Capricorno

corre, dal mezzo in giù livido; intorno

gli stan quattro gioielli, a due a due

disposti in parallelo. Ed anche queste

costellazioni sono dunque sparse

fra Borea e il circuito del Sole.

 

 

Citazione tratta da “Miti” di Igino – 194

Arione di Metimna, che era il più eccellente tra i suonatori di cetra, fu prediletto dal re Piranto di Corinto. Egli chiese al re di lasciarlo andare di città in città per dimostrare a tutti la sua arte e acquistò un patrimonio immenso. Allora i suoi servi, assieme ai marinai, complottarono di ucciderlo. In sogno gli apparve Apollo che gli disse di cantare con la sua ghirlanda e le sue vesti di scena e di confidarsi a quelli che sarebbero venuti in suo aiuto. Quando i servi e i marinai vollero ucciderlo, egli chiese di poter cantare davanti a loro. Il suono della cetra e il canto si sentiva sul mare tutto attorno, e la nave fu circondata da delfini, vedendo i quali egli si gettò in mare, ed essi lo raccolsero e lo portarono sino a Corinto dal re Piranto; quando toccò terra, desideroso di partire, non risospinse in mare il delfino, che morì in quel luogo. Egli narrò le sue vicende a Piranto e questi ordinò che il delfino fosse sepolto e gli fosse innalzato un monumento funebre. Poco tempo dopo, fu riferito a Piranto che a Corinto era arrivata, spinta da una tempesta, la nave sulla quale Arione era stato trasportato. Egli comandò che i marinai fossero portati al suo cospetto e chiese conto di Arione; essi dissero che era morto ed era stato sepolto. A costoro il re rispose: « Domani giurerete davanti al monumento del delfino! » e ordinò che fossero tenuti in prigione. Poi dispose che Arione si nascondesse il giorno seguente dentro il sepolcro del delfino, abbigliato nello stesso modo con cui si era gettato in mare. Quando il re li fece condurre lì e li fece giurare per i mani del delfino che Arione era morto, Arione uscì dal sepolcro, ed essi, non sapendo grazie a quale dio si fosse salvato, ammutolirono. Il re decretò che fossero crocifissi presso la tomba del delfino; Apollo poi, a causa della sua bravura nella citarodia, trasportò fra le stelle sia Arione che il delfino.

 

 

Citazione tratta da “Astronomia” di Igino – II, 17, 3 (trad. Angela Maria Zavaglia)

Secondo altri racconti, questo è il delfino che trasportò il citaride Arione dal mare di Sicilia a Tenaro. Artista senza eguali, faceva delle tournées nelle isole per guadagnarsi da vivere, ed i suoi giovani schiavi, credendo di trovare più vantaggi in una libertà acquisita dal tradimento che in una tranquilla schiavitù, fecero il progetto di gettare il loro padrone in mare e di dividersi i suoi beni. Egli, indovinando il loro progetto, chiese loro, non come un padrone ai suoi schiavi né come un innocente ai criminali, ma come un padre ai suoi figli, di potere ornarsi del vestito che portava nei suoi numerosi trionfi, perché non aveva nessuno altro che sé stesso per accompagnare con un lamento la sua propria fine. Ottenne questo permesso, prese la sua cetra e cominciò a piangere la sua morte; attratti da questa musica, da ogni punto del mare dei delfini vengono davanti al canto di Arione. Invocò il potere degli déi immortali e si lanciò su essi; uno di essi raccolse Arione e lo condusse alla riva di Tenaro. Per serbare memoria del suo ricordo, sulla statua di Arione che vi è stata eretta si vede affiancata l'immagine di un delfino. Per questa ragione, i vecchi astronomi la rappresentarono in cielo. In quanto agli schiavi, che si erano creduti liberati dalla schiavitù, una tempesta li portò a Tenaro, il loro padrone li fece arrestare ed inflisse loro un supplizio poco comune.

 

 

Note

167 Altro nome di Artemide-Diana.

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