Il Ciclo di Andromeda (Cassiopea, Cefeo, Andromeda, Perseo, Pegaso e Balena)

 

Costellazione di Cassiopea

 

Costellazione di Cefeo

 

Costellazione di Andromeda

 

 

Citazione tratta da "Le Metamorfosi" di Ovidio - IV vv. 665/740

"Perseo riprese le sue ali

e se le legò ai piedi, si cinse della ricurva spada

e agitando i calzari si librò in volo nell'aria limpida. Si vide

passare al di sotto e d'intorno genti innumerevoli e se le lasciò alle spalle,

finchè giunse in vista del territorio degli Etiopi e delle terre di Cefeo.

Lì l'ingiusto Ammone aveva preteso che Andromeda, del tutto innocente,

ripagasse le colpe della iattanza materna. L'Abantiade

la vede, con le braccia incatenate alle aspre rocce

(se la brezza non le agitasse i capelli e gli occhi non fossero madidi

di calde lacrime, la scambierebbe per una statua di marmo) e subito,

senza rendersene conto, è preso d'amore per lei.

Stordito e affascinato da quella splendida visione, quasi si

dimentica di battere le ali nell'aria. Non appena si arresta le si

rivolge: «O tu che non meriteresti catene di questo genere,

ma solo quelle che avvincono gli amanti appassionati,

svelami il nome della tua terra e il tuo, e dimmi perché sei ridotta

in ceppi. Sono ansioso di saperlo». In un primo momento la fanciulla

rimane silenziosa, non osando parlare con un uomo,

lei che è vergine. Si coprirebbe timidamente la faccia se non fosse legata;

manifesta il suo stato d'animo come può, con le lacrime che le riempiono gli occhi.

Ma poiché l'altro insiste, per non dare l'impressione di voler nascondere una

propria colpa, ella rivela il nome della regione e il proprio

e denuncia l'orgoglio che sua madre nutriva per la propria bellezza.

Non ha ancora finito di informarlo che un frastuono si leva

dalle onde e una belva s'avanza, dominando l'immenso mare tanto

da ricoprirne gran tratto con l'ampio petto.

Urla la fanciulla e le accorre vicino il padre in pianto

insieme a lui la madre, disperati tutti e due, ma lei per un più valido motivo;

non possono portare aiuto alla figlia ma solo versare lacrime di compassione,

ben degne della circostanza, e gemere stringendosi al corpo incatenato.

A questo punto lo straniero interviene: «Avrete tempo per le lacrime,

mentre per portarle aiuto ce n'è ben poco. Se io mi presentassi

come pretendente di questa fanciulla, io che sono Perseo, figlio di Giove e

di colei che in carcere fu fecondata dal dio sotto forma di pioggia d'oro,

io che ho vinto la Gòrgone anguicrinita e oso

affidarmi alle ali per volare nell'aria, senza dubbio sarei

preferito a qualunque altro come genero. Ebbene, voglio tentare di aggiungere

a tanti meriti un altro, se gli dei mi assistono: a patto

che vostra figlia sia mia, se la salverò col mio valore».

È ovvio che i genitori accettino la proposta: uniscono anzi

preghiere e la promessa del regno in dote.

Come una nave, col rostro puntato in avanti, solca di slancio

le acque, spinta dalle braccia e dal sudore dei giovani,

così la belva, frangendo le onde col petto possente,

ormai dista dagli scogli soltanto quel tratto d'aria che può percorrere

un proiettile di piombo, fatto roteare e scagliato da una fionda delle Baleari.

Ed ecco che allora il giovane, preso coi piedi lo slancio,

si leva alto verso le nubi; quando la sua ombra appare delineata sulla

superficie del mare, la fiera le si avventa contro.

Come l'uccello di Giove, quando vede in un campo aperto

un serpente che espone al sole il suo dorso livido,

gli piomba addosso da dietro, perché quello non gli rivolga contro

il muso feroce,e gli conficca nel collo tra le squame gli avidi artigli,

così l'Inachide, precipitandosi con rapido volo nel vuoto,

piomba sul dorso della belva, facendola sobbalzare, e le conficca

nella spalla destra la spada, giù fino all'elsa ricurva.

Ferito gravemente, il mostro ora spicca balzi in aria,

ora si tuffa nell'acqua, ora si dibatte come un feroce cinghiale

che una muta di cani, latrandogli intorno, atterrisce.

Tenta di mordere il nemico, ma quello gli sfugge grazie alle ali veloci.

Dovunque si scopre, Perseo lo trafigge con la spada falcata,

colpendo ora le terga incrostate di conchiglie, ora le costole,

ora la parte posteriore che si assottiglia in una coda di pesce.

La belva vomita acqua mista a rosso sangue e le penne delle ali di Perseo

se ne imbevono e si appesantiscono. Allora l'eroe, non potendo

più contare sui calzari inzuppati, avvista uno scoglio che con

la punta emerge dal mare, se questo è tranquillo, mentre ne viene

ricoperto se è in agitato. Appoggiandosi a quello scoglio e afferrandosi

con la sinistra alle sue sporgenze, tre o quattro volte, senza

sosta, affonda la spada nel ventre dell'animale.

Grida di entusiasmo e applausi riempiono la spiaggia e arrivano

fino alle dimore degli dei. Cassiope e Cefeo, pieni di gioia, salutano

in Perseo il loro genero e lo riconoscono sostenitore

e salvatore della famiglia. La fanciulla, sciolta dalle catene, gli si

accosta, lei che è ora il premio, come è stata la causa, della grande impresa.

 

 

Citazione tratta da "L'arte d'amare" di Ovidio - III vv. 429/430

Che poteva sperar di meno Andromeda

incatenata al sasso, che legare

qualcuno a sé coi lacci del suo pianto?

 

 

Citazione tratta da "I Fenomeni ed i Pronostici" di Arato - vv. 272/309

Né la progenie misera di Cèfeo

Iaside resterà senza nessuna

menzione:pure il loro nome è assurto

al Cielo, chè di Zeus erano schiatta.

Lui stesso, Cèfeo, sta di dietro all'Orsa

Cinosuride, simile a chi tende

ambo le mani. Tale è la distanza

che corre dalla base della coda

dell'Orsa fino all'una e all'altra zampa,

quale, né più né meno, è la misura

che dall'un piede all'altro in lui si estende;

e se di un poco dalla sua cintura

sposti lo sguardo, raggiungi la prima

voluta del gran Drago. E innanzi a Cèfeo

si volge l'insensata Cassiopea,

non molto appariscente nella notte

di luna piena. Infatti a farla splendere

sono non molte stelle, che alternandosi

la delineano tutta chiaramente.

Quale una chiave ch'è cacciata dentro

ad una porta a due battenti chiusa

dall'interno e i paletti ne rimuove,

tale ci appare il nucleo delle stelle

che corrisponde a lei. E lei si stende

per lo spazio d'un'orgia fra le sue

spalle minute. La diresti afflitta

per sua figlia. Lì infatti anche si svolge

la sventurata figura di Andromeda,

insigne sotto gli occhi della madre.

Non penso che tu debba perlustrare

la notte a fondo per scorgerla prima:

sì visibile ha il capo ed ambedue

le spalle ed i calcagni e tutto il cinto.

Anche lassù comunque ella è distesa

con le braccia allargate, ed anche in cielo

ha i ceppi indosso; e ininterrottamente

le sue mani, anche lì, stanno levate.

 

 

Citazione tratta da "I Fenomeni ed i Pronostici" di Arato - vv. 998/1014

Né la Balena e Andromeda - o piuttosto

quanto resta di loro - sono ignare

del sorgere di quello; anzi, pur esse

fuggono di gran lena. Allora Cèfeo

sfiora la Terra con la sua cintura,

bagnando nell'Oceano quelle parti

che sono in lui prossime al capo; l'altre

- piedi, ginocchia, fianco - le trattengono

l'Orse stesse, per cui non può bagnarle.

Anch'essa, l'infelice Cassiopea,

incalza la figura della figlia,

ma non si vedon scendere dal seggio

piedi e ginocchia, come converrebbe;

si tuffa invece con la testa in giù,

simile a un marangone, sollevata

per le ginocchia: non doveva infatti,

contro il parere dei possenti Dèi,

equipararsi a Doride e a Panòpe 150.

 

 

Citazione tratta da "Il poema degli astri" (Astronomica) di Manilio - I vv. 348/351

Con travolgente galoppo, tentando di raggiungerlo, accelera

il Cavallo, con una stella fulgente che gl'illumina il petto,

ed è concluso in Andromeda, che Pèrseo armato

libera e a sé congiunge. (...)

 

 

Citazione tratta da "Il poema degli astri" (Astronomica) di Manilio - I vv.354/360

... e poi Cèfeo e Cassiopea,

in atto che ne figura la condanna e presso alla derelitta

Andromeda, paurosa delle fauci immani della Balena,

[la piange esposta alla marina e incatenata agli scogli]

se Pèrseo anche in cielo non fosse fedele all'antico amore

e non le porgesse soccorso e non sorreggesse il non contemplabile volto

della Gòrgone, trofeo per lui e rovina per chi vi fissi lo sguardo.

 

 

Citazione tratta da "Miti" di Igino - 64

Cassiopea osò affermare che sua figlia Andromeda era più bella delle Nereidi, perciò Nettuno pretese che per punizione Andromeda, figlia di Cefeo, venisse offerta in pasto ad un mostro marino. Perseo passò di lì volando con i calzari alati di Mercurio e liberò la fanciulla in pericolo; ma poiché poi voleva sposarla, il padre di lei Cefeo risolse di ucciderlo a tradimento insieme ad Agenore, cui Andromeda era stata promessa. Perseo venuto a conoscenza del complotto, estrasse la testa della Gorgone; al vederla, tutti quanti, da uomini che erano, furono mutati in pietra. Perseo ritornò in patria con Andromeda.

 

 

Costellazione di Perseo

 

 

Citazione tratta da "L'arte d'amare" di Ovidio - III vv. 415/416

Chi di Danae più, se nella torre

Fosse invecchiata, a tutti ignota e sola?

 

 

Citazione tratta da "L'arte d'amare" di Ovidio - III vv. 631/632

Fece di tutto Acrisio per serbare

pura la figlia; e accadde tuttavia

ch'ella tanto peccò da farlo nonno.

 

 

Citazione tratta da "Teogonia" di Esiodo - vv. 276/286

...Stenno Curiale e Medusa dal triste destino:

questa era mortale, immortali e di vecchiaia ignare

le altre due; ma con essa sola si giacque l'Azzurrocrinito

nel molle prato e tra i fiori di primavera.

Quando Perseo tagliò la testa di lei via dal collo

Balzò fuori Crisaore grande e il cavallo Pegaso,

e questa fu la causa del loro nome, che l'uno presso le sorgentid'Oceano

nacque e l'altro un'aurea spada aveva nelle mani;

questi volando via e lasciata la terra madre di greggi

giunse fra gli immortali e dimora nella casa di Zeus,

il tuono e la folgore portando a Zeus prudente.

 

 

Citazione tratta da "Il lamento di Danae" di Simonide, trad. Cantarella

Quando sull'arca dedalea

il vento soffiando

e il mare sconvolto

si abbattevano con terrore, madide di pianto le gote,

ella cinse con le braccia Perseo e disse: «O figlio,

quale pena ho!

E tu dormi e il tenero cuore riposa

ne la trista arca chiodata di bronzo

e nella notte rifulgi

in tenebra cupa giacendo.

E l'onda, su le tue chiome, alta

del flutto che passa

non curi né la voce del vento,

adagiato il bel volto in purpurei panni.

Se per te fosse terrore questo terrore,

il tenero orecchio alle mie parole porgeresti.

Dormi, pargolo, io supplico: e dorma il mare,

dorma la sventura infinita. Un qualche mutamento appaia,

padre Zeus, da te.

E se parola audace io prego e ingiusta,

a me perdona».

 

 

Citazione tratta da "I Fenomeni ed i Pronostici" di Arato - vv. 372/385

...E di quel Pesce

ch'è situato a nord potrai avere

un segnale nell'omero sinistro

d'Andromeda, poiché molto vicino

essa gli sta, mentre ambedue i suoi piedi

segnalan la presenza del marito,

Perseo, perché nel loro movimento

si trovan sempre sopra le sue spalle.

Questi si muove a nord, alto fra tutti,

e la sua destra si protende verso

lo schienale del seggio della suocera;

in quanto ai piedi, è come se inseguisse

qualcuno, chè in un turbine di polvere

protrae l'orme attraverso il padre Cielo.

 

 

Citazione tratta da "Biblioteca" di Apollodoro - II, 4, 1

Acrisio intanto aveva domandato all'oracolo del dio come poter avere dei figli maschi. E il dio gli rispose che avrebbe avuto un nipote da sua figlia, ma che questi l'avrebbe ucciso. Temendo che ciò si avverasse, Acrisio chiuse Danae in una stanza sotterranea, tutta di bronzo. Ma la fanciulla fu sedotta da Preto, secondo una versione della storia, e questo fece scoppiare la discordia fra Preto e Acrisio. Secondo un'altra versione, invece, Zeus si trasformò in pioggia d'oro, e attraverso il tetto scivolò nel seno di Danae. Quando Acrisio venne a sapere che alla figlia era nato il piccolo Perseo, non volle credere che fosse di Zeus, chiuse Danae e il nipote in un'arca e la gettò in mare. L'arca, sospinta dalle onde, arrivò a Serifo, e Ditti prese il bambino e lo allevò. Il re di Serifo era Polidette, fratello di Ditti. Egli s'innamorò di Danae, ma non poteva avvicinarsi a lei, perché ormai Perseo si era fatto uomo. Allora chiamò tutti i suoi amici, fra cui Perseo, con la scusa di voler fare una colletta per le nozze di Ippodamia, figlia di Enomao. E Perseo disse che non avrebbe rifiutato neanche la testa della Gorgone. Polidette, quindi, a tutti gli altri chiese di dare un cavallo, e a Perseo invece ordinò di portargli la testa della Gorgone. Allora Perseo, con la guida di Ermes e di Atena, andò dalle figlie di Forco e Ceto: Enio, Pefredo e Deino. Esse erano sorelle della Gorgone, e vecchie fin dalla nascita: in tre avevano un occhio solo e un solo dente, e se li passavano a turno. Perseo li afferrò, e disse che li avrebbe restituiti solo se gli avessero rivelato la strada per arrivare alle ninfe. Queste ninfe possedevano i sandali alati e la borsa magica. (Così dicono di Perseo Pindaro ed Esiodo nello Scudo :

La sua schiena tutta scompariva dietro la testa dell'orrendo

mostro, la Gorgone ; e un sacco l'avviluppava tutta.

Questo sacco si chiama kibisis perché dentro ci possono stare cibi e vestiti.) Queste ninfe avevano anche l'elmo di Ade. Le Forcidi gli indicarono la via, Perseo restituì l'occhio e il dente, e andò dalle ninfe che stava cercando. Mise la borsa a tracolla, si legò i sandali, e si mise in testa l'elmo, che aveva il potere di rendere invisibile chi lo portava. Da Ermes Perseo ricevette la falce d'acciaio; poi volò fino all'Oceano, e trovò le Gorgoni addormentate. Erano tre: Steno, Euriale e Medusa. Solo Medusa era mortale: quindi Perseo doveva prendere la testa di quest'ultima. Le Gorgoni, al posto dei capelli, avevano serpenti attorcigliati, irti di squame; e avevano enormi zanne di cinghiale, e mani di bronzo e ali d'oro, con le quali potevano volare. E chiunque le guardasse veniva trasformato in pietra. Perseo dunque le assalì mentre dormivano. Atena guidava la sua mano: tenendo la testa girata, e guardando l'immagine di Medusa riflessa nello scudo di bronzo, le tagliò la testa. E dal collo mozzato saltò fuori Pegaso, il cavallo alato, e Crisaore, il padre di Gerione, che Medusa aveva generato con Posidone. Perseo ficcò la testa della Gorgone nella sacca, e prese la via del ritorno: le altre Gorgoni si svegliarono e lo inseguirono, ma non riuscivano a vederlo, per l'azione magica dell'elmo che lo rendeva invisibile.

Perseo arrivò in Etiopia, dove regnava Cefeo, e scoprì che Andromeda, la figlia del re, era stata esposta come preda di un mostro marino. Infatti Cassiepea, la sposa di Cefeo, aveva osato sfidare le Nereidi a una gara di bellezza, vantandosi di essere la più bella di tutte: le Nereidi si erano offese, Posidone si infuriò, e mandò un'inondazione a devastare tutto il territorio, e anche il mostro marino. Ammone allora aveva dato un responso: l'unico modo per far cessare quel flagello era di offrire in pasto al mostro Andromeda, la figlia di Cassiepea. Cefeo, costretto dai sudditi etiopi, obbedì, e incatenò la fanciulla a uno scoglio. Quando Perseo la vide, subito se ne innamorò, e promise a Cefeo di uccidere il mostro e salvare Andromeda, a patto di averla in sposa. L'accordo fu sancito con un giuramento, Perseo attaccò dall'alto il mostro marino, lo uccise e liberò la fanciulla. Ma Fineo, fratello di Cefeo, al quale Andromeda era stata promessa, tramò contro Perseo; scoperta l'insidia, l'eroe espose la testa della Gorgone davanti a lui e agli altri cospiratori, e all'istante furono trasformati in pietra. Tornato a Serifo, Perseo trovò che la madre si era rifugiata presso gli altari insieme a Ditti, per sfuggire alla violenza di Polidette. Subito l'eroe si recò dal re ed entrò nella reggia, dove Polidette aveva invitato tutti i suoi amici: tirò fuori la testa della Gorgone e gliela fece vedere, e improvvisamente, a quella vista, tutti si trasformarono in pietra, nella stessa posa che ciascuno aveva in quel momento. Perseo diede a Ditti il trono di Serifo; poi affidò i sandali alati, la borsa e l'elmo a Ermes, e la testa della Gorgone ad Atena. Ermes restituì questi oggetti alle ninfe, mentre Atena fissò la testa della Gorgone al centro del suo scudo. C'è anche chi racconta che fu Atena a decapitare la Medusa , perché la Gorgone aveva osato fare a gara con la dèa per la bellezza.

Insieme a Danae e ad Andromeda, Perseo si diresse ad Argo, per incontrare Acrisio. Quando questi lo venne a sapere - ancora preoccupato per l'antica profezia - lasciò Argo e partì per il territorio dei Pelasgi. Teutamide, il re di Larissa, aveva organizzato delle gare atletiche in onore di suo padre morto, e Perseo volle prendere parte ai giochi. Nella gara di pentathlon, il suo disco colpì Acrisio a un piede e lo uccise all'istante. Così la profezia si era compiuta: e Perseo seppellì Acrisio fuori dalla città.

 

 

Citazione tratta da "Miti" di Igino - 63

A Danae, figlia di Acrisio e Aganippe, era stato predetto che il figlio da lei partorito avrebbe ucciso Acrisio; allora il padre, temendo che la profezia si avverasse, la rinchiuse in una prigione dai muri di pietra. Ma Giove, mutatosi in una pioggia d'oro, giacque con Danae; da quell'amplesso nacque Perseo. Il padre, a causa dell'atto impudico, la rinchiuse insieme aPerseo in un cofano, che gettò in mare. Per volere di Giove il cofano fu sospinto fino all'isola di Serifo; quando il pescatore Ditti, che lo trvò e lo forzò, vide la donna con il bambino, li portò dal re Polidette, che sposò Danae e fece allevare Perseo nel tempio di Minerva. Non appena Acrisio venne a sapere che i due erano alla corte di Polidette, partì per andare a riprenderseli; quando arrivò, Polidette intervenì in loro favore e Perseo giurò al nonno che non l'avrebbe mai ucciso. Acrisio fu poi trattenuto da una tempesta e nel frattempo Polidette morì. Vennero indetti dei giochi funebri in suo onore, durante i quali un disco lanciato da Perseo, deviato dal vento, colpì al capo Acrisio, uccidendolo; e così ciò che Perseo non volle fare di sua volontà fu compiuto dagli dèi. Una volta sepolto Polidette, Perseo partì per Argo e prese possesso del regno del nonno.

 

 

Citazione tratta da " La Divina Commedia " di Dante Alighieri - Inferno, IX, vv. 52/57

«Vegna Medusa: sì 'l farem di smalto»,

dicevan tutte riguardando in giuso;

«mal non vengiammo in Teseo l'assalto».

«Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso;

ché se 'l Gorgón si mostra e tu 'l vedessi,

nulla sarebbe di tornar mai suso».

 

 

Citazione tratta da "Il Mambriano" di Cieco Da Ferrara - XXXVI, 72

Non avete voi letto che Perseo,

figliuol di Danae, ebbe un cavallo alato

qual poi die' nome al fonte Pegaseo,

che per l'aria il portava essendo armato?

 

 

Costellazione di Pegaso

 

Citazione tratta da "Le Metamorfosi" di Ovidio - IV vv. 783/786

.e mentre un sonno gravava su Medusa e sui serpenti, le aveva staccato la testa dal collo.

Dal suo sangue erano nati due figli: Pegaso, destriero veloce e alato, e suo fratello.

 

 

Citazione tratta da "I Fenomeni ed i Pronostici" di Arato - vv. 310/340

Poi si avanza però, col basso ventre

sulla testa di lei, un gigantesco

Cavallo 151; e un astro, che han comune, a lei

luccica in alto sopra il capo e a lui

sull'ombelico. Altri tre ancora, belli

e grandi, a egual distanza l'un dall'altro,

contrassegnano i fianchi del Cavallo

e le sue spalle. Non così la testa,

né il collo, nonostante sia ben lungo.

Però l'ultimo astro del suo mento

risplendente potrebbe anche competere

coi quattro precedenti che lo tengono

circoscritto, per quanto sian visibili

da ogni parte. Comunque non si tratta

di un vero e proprio quadrupede: infatti

questo sacro Cavallo che si volge

tutt'intorno è incompleto, dal suo punto

mediano, ossia dall'ombelico, in giù.

Dicono poi che dalla sommità

di Elicona facesse uscir la bella

acqua dell'alma fonte d'Ippocrene.

Chè bagnata di fonti ancor non era

la vetta di Elicona, ma il Cavallo

la percosse: dal colpo della zampa

anteriore spicciò subito l'acqua

in gran copia; e per primi i pecorai

chiamarono Ippocrene quella polla.

Essa zampilla ancora dalla pietra

e non la scorgerai molto distante

dagli abitanti di Tespi. Il Cavallo

si volge in cielo ed ivi appunto

osservar lo puoi.

 

 

Citazione tratta da " Il poema degli astri (Astronomica)" di Manilio - vv. 348/351

Con travolgente galoppo, tentando di raggiungerlo, accelera

il Cavallo, con una stella fulgente che gl'illumina il petto,

ed è concluso in Andromeda, che Pèrseo armato

libera e a sé congiunge. (.)

 

 

Citazione tratta da "Biblioteca" di Apollodoro - II, 3, 1

Bellerofonte saltò in groppa a Pegaso, il cavallo alato figlio di Medusa e Posidone, salì in cielo e dall'alto riuscì a trafiggere la Chimera con le sue frecce.

 

 

Citazione tratta da "Miti" di Igino - 151

...Da Medusa, figlia di Gorgone, e da Nettuno nacquero Crisaore e il cavallo Pegaso;.

 

 

Citazione tratta da "Astronomia" di Igino - II, 18, 1 (trad. Angela Maria Zavaglia)

Secondo i racconti di Arato e di molto altri, è Pegaso, figlio di Nettuno e della Gorgone Medusa. Sul monte Elicone in Beozia, colpì con lo zoccolo una roccia e ne fece sgorgare una sorgente che ebbe dal suo nome la denominazione di Ippocrene. Secondo altri racconti, all'epoca in cui Bellerofone 152 venne da Preto, figlio di Abante, re di Argo, Antea, sposa del re, si innamorò del suo ospite e lo pregò di soddisfare la sua passione promettendogli il trono di suo marito. Avendo fallito nel suo tentativo, temette di essere denunciata al re e prese l'iniziativa: disse a Proteo che Bellerofone aveva cercato di violentarla. Il re, legato da affetto per lui, non volle infliggergli per sue mani nessun supplizio; ma, sapendo che aveva un cavallo, lo mandò da Iobate, padre di Antea, (altri lo chiamano Stenobeo) affinché questo difenda l'onore di sua figlia ed espose Bellerofone alla Chimera che, a quell'epoca, devastava con il fuoco il territorio di Licia. Ne uscì vittorioso e, dopo la scoperta della sorgente, volle volare via in cielo; non ne era molto lontano quando gettò gli occhi verso la terra, fu preso dalla paura, cadde e morì, si dice. In quanto al cavallo, proseguì il suo volo ascendente, si pensa, e Giove lo inserì tra le costellazioni. Secondo altri racconti, non fu accusato da Antea, ma per non sentire più le troppo frequenti insistenze che non voleva esaudire, o per non cadere in debolezza per le sue preghiere fuggì da Argo.

 

 

Citazione tratta da "Il Canzoniere - Grazia non ebbi mai" di M. Bandello - vv. 1/4

Grazia non ebbi mai d'onorar la fronte

del verde alloro, o ber di quel liquore,

che fe' Pegaso con sì largo umore,

quando ferì del piede il sacro monte.

 

 

Citazione tratta da "Le prime storie" di A. Aleardi - vv. 153/155

Dal sangue de la Gòrgone l'alato

Pegaso nacque, e calpestando il monte

fè l'Ippocrene zampillar.

 

 

 

Costellazione della Balena

 

 

Citazione tratta da "Le Metamorfosi" di Ovidio - IV vv. 688/690

Non ha ancora finito di informarlo che un frastuono si leva

dalle onde e una belva s'avanza, dominando l'immenso mare tanto

da ricoprirne gran tratto con l'ampio petto.

 

 

Citazione tratta da "I Fenomeni ed i Pronostici" di Arato - vv. 535/542

Su Andromeda - e non è poco lontana -

incombe una Balena immane, in atto

di procedere innanzi. Quella infatti

si muove reclinata sotto il soffio

del tracio Borea, e Noto verso lei

porta l'ostile Balena, al di sotto

dell'Ariete e dei Pesci, sospingendola

un po' sul Fiume fulgido di stelle.

 

 

Citazione tratta da "I Fenomeni ed i Pronostici" di Arato - vv. 1114/1116

Nessuna parte allor della Balena

si trova trascinata da una parte

o dall'altra, ma ormai la vedrai tutta.

 

 

Citazione tratta da "Astronomia" di Igino - II, 31 (trad. Angela Maria Zavaglia)

Nettuno, si dice, la mandò per uccidere Andromeda di cui abbiamo parlato precedentemente. Ma Perseo la uccise ed a causa del suo corpo mostruoso e del coraggio dell'eroe, prese posto nel cielo.

 

 

 

Note

150 Doride è la madre delle Nereidi e Panope è una delle Nereidi.

151 Pegaso

152 Bellerofonte

Variazioni sul tempo | Chi siamo | Contattaci | webmaster Valentina Santopaolo