Costellazione dei Gemelli
Citazione tratta da “I Fasti” di Ovidio - I vv. 705/708
Ma nel sesto giorno che precede le prossime calende,
fu dedicato questo tempio ai divini figli di Leda:
presso la fonte di Giuntura lo eressero ai divini
fratelli altri due fratelli anch'essi stirpe di dei.
Citazione tratta da “I Fasti” di Ovidio – V vv. 693/720
Ma a me che formulo una preghiera molto migliore, ti prego chiarisci
in quale momento Febo passi nella costellazione dei Gemelli.
Mercurio rispose: ‹‹Quando vedrai restare del mese altrettanti
giorni quante sono le fatiche compiute da Ercole››.
‹‹Allora dimmi››, soggiunsi, ‹‹l'origine di questa costellazione››.
Con feconde labbra il dio mi spiegò quell'origine:
‹‹I fratelli Tindaridi, l'uno valente a cavallo, l'altro
nel pugilato, avevano rapito Febe e di Febe la sorella.
Ida e il fratello, entrambi promessi come generi a Leucippo,
si preparano alla guerra e chiedono la restituzione delle due sorelle.
Amore spinge questi a richiederle, quelli a negarle.
Gli uni e gli altri combattono per uguale motivo.
Gli Ebalidi potevano sfuggire agli inseguitori con la corsa,
ma sembrò loro turpe vincere con la veloce fuga.
V'è un luogo privo di alberi, spazio adatto alla scontro:
si fermarono dunque in esso – il luogo ha nome Afidna-.
Castore, trafitto in petto dalla spada di Linceo
con inatteso colpo, caduto premette il suolo.
Sopraggiunge a vendicarlo Polluce, e con l'asta trapassa Linceo
dove la cervice si congiunge con le spalle premendo su di esse.
Su di lui si avventa Ida e viene a stento ricacciato dal fuoco
di Giove, ma è fama che il fulmine non riuscì a strappare l'arma dalla sua destra.
E a te ormai, Polluce, si apriva il cielo sublime,
quando dicesti: ‹‹Ascolta le mie parole, o padre:
il cielo che dai a me solo, dividilo fra due;
la metà di esso sarà dono maggiore che se l'ottenessi intero››.
Disse, e riscattò dalla morte il fratello, alternando la sosta
in cielo con lui: ed entrambi gli astri giovano alle imbarcazioni in pericolo››.
Citazione tratta da “Iliade” di Omero - III vv. 307/310, trad.V. Monti
…ma li due non veggo
miei germani gemelli, incliti duci,
Castore, di cavalli domatore,
e il valoroso lottator Polluce.
Citazione tratta da “Odissea” di Omero - XI vv. 393/398, trad. I. Pindemonte
…benché l'alma terra
ritentali nel sen, di vita un germe
(così Giove tra l'ombre anco onora)
serbano: ciascun giorno, e alternamente,
rïapron gli occhi, e chiudonsi alla luce,
e glorïosi al par van degli eterni.
Citazione tratta da “Nemea” di Pindaro - X vv. 49/91, trad. Pontani
Epodo 3
Càstore venne
al richiamo ospitale di Pàmfae
col fratello Polluce – e meraviglia
non è che valentia d'atleti
sia là nel sangue. Patroni di Sparta
larga di piazze, con Ermete ed Èracle
adempiono i Dioscuri all'arbitrato
florido degli agoni,
e dei giusti si curano: fida
è la stirpe dei numi.
Strofe 4
Migrano a turno, vivono
Un giorno presso Zeus, diletto padre,
l'altro nei seni occulti
della terra, negli antri di Terapne,
e pari sorte compiono – caduto
in una zuffa Càstore,
così volle Polluce, anzi che vivere
in cielo dio, per sempre.
Ida, crucciato per i buoi carpiti,
trafisse quello con l'asta di bronzo.
Antistrofe 4
Dal Tàigeto, spiando,
Lìnceo li vide alle poste, in un tronco
di quercia (più d'ogni altro
ebbe la vista aguzza). Gli Afarètidi
furono sopra con agili piedi:
grande il delitto meditato subito;
fu, per mano di Zeus, grave la pena.
Ché sopravvenne il figlio
di Leda in traccia: quelli
sul sepolcro del padre s'affrontarono,
Epodo 4
Ne svelsero un'immagine
dell'Orco, liscio marmo,
in petto l'avventarono a Polluce.
Né fu schiantato né spoggiato:balza
con l'asta veloce, conficca
nel fianco il bronzo a Lìnceo;
Zeus su Ida la folgore
fumigante vibrò:
bruciarono insieme, solinghi.
Ardua lotta scontrarsi col più forte.
Strofe 5
Svelto, il figlio di Tìndaro, tornò
dal fratello gagliardo: non era
morto, rabbrividiva
nell'ansito.
Versò lacrime ardenti, nei singhiozzi
alto gridò: «Figlio di Crono, padre,
soffro: che scampo avrò? Comanda,
sire, anche a me la morte.
Chi perde i cari non ha gloria: pochi
nella prova i fedeli,
Antistrofe 5
partecipi d'affanni». Disse. Incontro
il dio gli andò, parlò:
«Sei figlio mio: più tardi
con tua madre s'univa
l'eroe che le fu sposo, distillando
lui, mortale semenza. Ecco, ti do
la scelta:
se, la morte fuggendo e la vecchiezza
detestata, vuoi vivere con me
e Atena e Ares dalla lancia fosca,
Epodo 5
È la tua sorte. Ma
se tu per tuo fratello
lotti, e vagheggi un'equa parte
con lui di tutto, la metà del tempo
respirerai sotterra,
metà del cielo, nelle case d'oro».
Disse. Né lui fra i due pensieri
esitò:
sciolse l'occhio, e la voce
di Càstore cinto di bronzo.
Citazione tratta da “Inni”: “Ai Dioscuri” di Alceo, trad. Quasimodo
Lasciate l'Olimpo,
audaci figli di Zeus e di Leda,
e con animo a noi propizio apparite,
O Castore e Polluce,
che la terra e i mari
correte su rapidi cavalli.
A voi è facile salvare i naviganti
da pietosa morte, saltando da lontano
sull'alto delle navi folte di rematori:
girando luminosi nell'avversa
notte intorno alle gomene, portate
luce alla nave nera.
Citazione tratta da “Tebaide” di Stazio - VI vv. 1053/1060
…ma i suoi Lacon son di fidanza pieni,
a' quali è noto com'ei l'arte apprese
dal gran Polluce, ed indurò le membra
nelle sacre palestre. Il Nume istesso
(invaghito di lui) la mano e ‘l braccio
gli addestrò a' cesti, e se lo pose a fronte,
e vedendolo star con pari sdegno,
se ne compiacque, e se lo strinse al petto.
Citazione tratta da “Miti” di Igino – 14
Castore e Polluce, figli di Giove e Leda, figlia di Testio, lacedemoni o (come altri dicono) spartani, l'uno e l'altro fanciulli; si dice che sul loro capo, nello stesso momento, fossero state poste delle stelle che li contrassegnavano.
…
Citazione tratta da “ La Divina Commedia ” di Dante Alighieri – Purgatorio, IV, vv. 61/66
Ond'elli a me: «Se Castore e Poluce
fossero in compagnia di quello specchio
che sù e giù del suo lume conduce,
tu vedresti il Zodiaco rubecchio
ancora a l'Orse più stretto rotare,
se non uscisse fuor del cammin vecchio.
Citazione tratta da “ La Divina Commedia ” di Dante Alighieri – Paradiso, XXII vv. 106/111
S'io torni mai, lettore, a quel divoto
trïunfo per lo quale io piango spesso
le mie peccata e 'l petto mi percuoto,
tu non avresti in tanto tratto e messo
nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno
che segue il Tauro e fui dentro da esso.
Citazione tratta da “ La Divina Commedia ” di Dante Alighieri – Paradiso, XXII vv. 151/154
L'aiuola che ci fa tanto feroci,
volgendom'io con li etterni Gemelli,
tutta m'apparve da' colli a le foci;
poscia rivolsi li occhi a li occhi belli.