Costellazione del Serpentario e del Serpente

 

Citazione tratta da “Le Metamorfosi” di Ovidio – II, vv. 598/654

Si guardò bene dal rinunciare all'impresa e si recò da Apollo a raccontare

di aver visto Coronide giacere con un giovane Tessalo.

Quando il dio innamorato udì l'accusa, gli cadde dal capo la corona d'alloro,

e dalle mani il plettro, mentre dal viso gli spariva il colore.

Col cuore infiammato dall'ira afferrò l'arco, sua arma consueta, lo tese,

incurvandone le corna, e con un dardo infallibile trafisse

quel petto che tante volte si era congiunto al suo.

La fanciulla colpitamandò un gemito e, strappandosi la freccia dal seno,

inondò di rosso sangue le sue candide membra,

così lamentandosi: «Avrei potuto pagarti il mio debito, o Febo,

ma prima dare alla luce tuo figlio! Ora con la mia vita un'altra ne muore».

Altro non disse e insieme al sangue esalò l'ultimo respiro:

il gelo della morte si impossessò del suo corpo ormai privo del soffio vitale.

Troppo tardi si pentì l'amante di avere inflitto un castigo così crudele

e provò disgusto per se stesso, rimpiangendo di aver ascoltato

la delazione e di essersi a tal punto adirato. Concepì odio per l'uccello

che l'aveva costretto a venire a conoscenza della colpa e a soffrirne,

odio per il suo arco, per le sue mani, per le sue frecce sconsiderate.

Cercò di riscaldare il corpo senza vita, sforzandosi di vincere il destino

con un tardivo aiuto e mise in opera inutilmente le sue arti mediche.

Ma ben presto si accorse tutti i suoi tentativi erano vani. Intanto vede

che si stava preparando il rogo su cui il caro corpo sarebbe stato arso dal

fuoco implacabile: allora esplose in gemiti che gli salivano dal profondo

del cuore (lacrime non ne poteva versare perché agli dei piangere non

è concesso). Uguale è lo strazio della giovenca quando il maglio,

sollevato dal sicario all'altezza dell'orecchio destro del vitellino,

piomba giù sonoramente e ne sfonda le tempie, davanti agli occhi della madre.

Dopo aver sparso sul petto dell'amata profumi da cui ella non avrebbe avuto gioia,

e averla più volte abbracciata e aver compiuto le giuste cerimonie, dovute a una morte

che giusta non era, Febo non volle però tollerare che il suo seme si consumasse

insieme alle ceneri della madre: strappò dal suo utero e dalle fiamme il piccolo

e lo portò alla caverna di Chirone dal duplice aspetto.

Quanto al corvo, che si aspettava una ricompensa per la sua veritiera denuncia,

si ebbe invece il divieto di restare tra gli uccelli dalle bianche piume.

Frattanto il Centauro era ben lieto di ospitare il fanciullo

di stirpe divina e affrontava con gioia la fatica che questo onore gli procurava.

Ed ecco un giorno arrivare la figlia del Centauro, con i capelli fiammeggianti

sparsi sulle spalle: era stata generata dalla ninfa Cariclo sulle rive

di un fiume dalla rapida corrente, e perciò si chiamava Ociroe.

A costei non era bastato di aver appreso le arti paterne, ma svelava anche

gli arcani del destino. Quando dunque la sua mente fu posseduta dal furore fatidico

ed ella arse tutta, invasa dal dio che portava chiuso in petto, vedendo

il bambino profetizzò: «Cresci, fanciullo, e porta la salvezza a tutto il mondo:

i mortali ti dovranno spesso la vita. Avrai il potere di richiamare le anime strappate

dal corpo, e una volta appunto lo farai, suscitando l'ira degli dei.

Giove, tuo avo, col suo fulmine ti impedirà di ripeterlo una seconda volta.

Passerai allora dallo stato divino a quello di un corpo senza vita,

e poi tornerai a essere dio, cambiando due volte il tuo destino.

Quanto a te, caro padre, che sei immortale perché la legge che governava

la tua nascita ha stabilito che tu durassi nei secoli, anche tu desidei

di poter morire quando soffrirai atrocemente per una ferita inferta

alle tue membra, in cui penetrerà sangue del pestifero serpente:

allora gli dei ti renderanno mortale da immortale che eri

e le Parche taglieranno il filo della tua esistenza».

 

 

Citazione tratta da “I Fenomeni ed i Pronostici” di Arato – vv. 111/131

Come dietro le spalle è la Corona ,

così davanti al sommo della testa

vedi il capo d'Ofiuco, ed oltre quello

Ofiuco stesso riconoscer puoi,

risplendente. Così fulgide spalle

gli si vedon più in basso della testa:

sarebbero visibili perfino

quando la luna è alla metà del mese.

Le mani invece non son proprio uguali,

chè sull'una e sull'altra si diffonde

un debole splenndore. Son visibili

tuttavia anch'esse, chè non son sì gracili.

Combatton ambedue con il Serpente,

il quale avvolge Ofiuco per la vita;

lui rimane piantato saldamente

su ambo i piedi e calpesta una gran bestia,

lo Scorpione, su un occhio e sopra il petto

camminandogli dritto. Ma il Serpente

tra le mani di lui si avviluppa:

poco nella mano destra, molto invece

nella sinistra, in alto. Proprio accanto

alla Corona trovasi la punta

del suo mento.

 

 

Citazione tratta da “ I Fenomeni ed i Pronostici ” di Arato – vv. 887/891

Il Cancro

fa scender per il verso delle spalle,

dalle ginocchia in su, anche il triste Ofiuco

e fa scendere, quasi fino al collo,

il Serpente.

 

 

Citazione tratta da “Biblioteca” di Apollodoro – III, 10

Leucippo ebbe due figlie, Ilaria e Febe, che furono rapite e sposate dai Dioscuri. Dopo le prime due, Leucippo ebbe anche Arsinoe, che si unì ad Apollo e partorì Asclepio. Alcuni dicono che Asclepio non era figlio di Arsinoe, figlia di Leucippo, ma di Coronide, figlia di Flegias di Tessaglia. Apollo, dicono, si innamorò di lei e subito la fece sua; ma la fanciulla, seguendo il consiglio di suo padre, andò ad abitare insieme a Ischis, fratello di Ceneo. Apollo maledisse il corvo che gli aveva raccontato la faccenda, e da bianco che era lo fece diventare nero; e poi uccise Coronide. Mentre la fanciulla veniva bruciata, Apollo strappò dal fuoco il suo bambino e lo portò al centauro Chirone, che lo allevò e lo istruì nell'arte della medicina e della caccia. Asclepio divenne medico, e tanto progredì nella sua professione che presto riuscì non solo a salvare molti dalla morte, ma addirittura a far resuscitare gente già morta. Atena infatti gli aveva dato del sangue sgorgato dalle vene della Gorgonie: con il sangue sprizzato dalle vene di sinistra poteva provocare la morte della gente, con quello delle vene di destra poteva restituire la salute – e proprio questo usava per risvegliare i morti. Io ho trovato i nomi di alcuni personaggi di cui si dice siano stati resuscitati da Asclepio: si tratta di Capanno e Licurgo, come dice Stesicoro nell'Erifile; Ippolito, come dice l'autore dei Naupactica; Tindareo, come dice Paniassi; Imeneo, come dicono gli Orfici; Glauco, figlio di Minosse, come dice Melesagora. Ma Zeus, preoccupato che gli uomini se la cavassero ormai da soli – se bastava Asclepio per guarirli -, lo colpì con il suo fulmine. Apollo s'infuriò, e uccise i Ciclopi, che avevano fabbricato il fulmine di Zeus. E Zeus allora stava per gettare Apollo nel Tartaro, ma Leto intercedette per lui: e la punizione di Apollo fu servire un mortale per un anno come lavoratore alla giornata. Così Apollo andò a Fere nella casa di Admeto, figlio di Ferete, e lavorò come pastore: grazie a lui, tutte le vacche partorirono dei gemelli.

 

 

Citazione tratta da “Eneide” di Virgilio – IV, 617/624

…e Flegias infelicissimo tutti

ammonisce, e a gran voce rende testimonianza tra le ombre:

“Imparate con questo monito la giustizia e a non sprezzare gli dèi”.

Questi ha venduto per oro la patria e un tiranno potente

le ha imposto, a tariffa promulgò e poi revocò leggi;

quest'altro s'è arrogato il letto della figlia e nozze interdette;

tutti hanno osato sacrilighe trasgressioni e dell'osare profittarono.

 

 

Citazione tratta da “Miti” di Igino – 14

…Asclepio, figlio di Apollo e Coronide, da Tricca […] figlia di Testio, argivo.

 

 

Citazione tratta da “Miti” di Igino – 202

Dopo che Apollo ebbe resa gravida Coronide, figlia fi Flegia, la diede in custodia a un corvo perché nessuno le facesse violenza. Ma Ischi, figlio di Elato, giacque con lei, e per questo venne fulminato da Giove. Apollo percosse la gravida Coronide sino a ucciderla; incise il suo utero e ne estrasse Asclepio, che educò. Quanto al corvo che la custodiva, lo rese nero da bianco che era.

 

 

Citazione tratta da “Miti” di Igino – 274

…per terzo Asclepio, figlio di Apollo, inventò la clinica.

 

 

Citazione tratta da “Astronomia” di Igino – II, 14, 1-5 (trad. Angela Maria Zavaglia)

1. Ofiuco, che i nostri scrittori hanno chiamato il "Porta-serpente" (Serpentario), si trova al di sopra dello Scorpione, tenendo nelle sue mani un serpente che l'abbraccia intorno alla vita. ...

5. Molti astronomi hanno immaginato qui Asclepio, che Giove, per riguardo ad Apollo, pose al cielo. Perché Asclepio, nella sua esistenza terrestre, manifestava una tale superiorità in medicina che non gli bastava alleggerire i dolori umani, ma risuscitava persino i morti; in ultima considerazione, si dice, guarì Ippolito ucciso dalla malevolenza (della sua matrigna) e l'ignoranza di suo padre, secondo il racconto di Eratostene. Secondo alcuni, Glauco, figlio di Minosse, deve alle sue cure il suo ritorno in vita; per questo atto giudicato colpevole, Giove incendiò la sua casa colpendola col fulmine; in quanto a sé, per riguardo per il suo talento e per Apollo, suo padre, lo pose al cielo, con un serpente nelle mani. Secondo certi racconti, ecco perché lo si rappresenta che tiene un serpente: costretto a guarire Glauco e chiuso in un luogo segreto, teneva nella mano una bacchetta, pensando a quello che doveva fare; allora, si dice, un serpente strisciò verso la sua bacchetta. Asclepio, sconvolto, l'uccise battendolo con colpi ripetuti nella sua fuga con la bacchetta. Poi, si racconta, un altro serpente sopraggiunse nello stesso luogo, tenendo un'erba nella sua bocca e la pose sulla testa del primo; dopo ciò, tutti due presero la fuga. Asclepio utilizzò questa erba dunque e Glauco risuscitò. Perciò, si dice, il serpente fu posto al tempo stesso sotto la protezione di Asclepio e tra gli astri. Questa abitudine condusse i suoi successori a confidare agli altri la missione di fare utilizzare i serpenti dai medici.

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