Costellazione della Lira

 

Citazione tratta da “Le Metamorfosi” di Ovidio – X vv. 13/17

(Orfeo) …osò discendere fino allo Stige attraverso la porta Tenaria e fendendo la folla delle

ombre inconsistenti e dei fantasmi dei defunti arrivò fino a Persefone e al re del

triste regno, cui così si rivolse, accompagnandosi con il canto della sua cetra.

 

 

Citazione tratta da “Inni – Inno a Ermes” di Omero minore – vv. 20/62, trad. E. Bignone

Come dal grembo immortale Ermete balzò della madre,

assai poco corcato restò nella culla divina;

fuori balzò dalla soglia dell'antro scavato nel monte,

delle giovenche di Apollo si mosse tosto alla cerca.

Una tartuca trovò, e una gioia gli porse infinita:

che industrioso per primo Ermete il musico canto

trasse da lei. L'incontrò dinanzi alla soglia dell'antro,

alla dimora sua presso, pascente l'erbette fiorite,

e ciancicona strisciava. Il benigno figlio di Giove

rise vedendola; e tosto così la parola le volse:

«Di buon augurio è l'incontro; non io lo dispregio di certo.

Salve, caro portento, ai festini compagna, alla danza

musica guida, qual gioia apparendo mi rechi! Di dove

questo leggiadro trastullo opportuno mi giunge? Sei dunque,

screziato bel guscio, tartuca che vive nei monti?

Ve' che ti prendo ed in casa ti reco; no no, non ti spregio;

metter ti voglio a partito; saprò da te trarre qualcosa.

Star fuori dal guscio non giova; ben meglio è lo starsene in casa.

Viva, riparo sovrano, tartuca sarai del malocchio,

saprai, allor che tu muoia, mirabile canto intonare».

Disse così; la prese a due mani, la tolse da terra;

e fece a casa ritorno, recando il diletto trastullo.

La rovesciò, con scalpello di nitido acciaro dal guscio

Alla tartuca dei monti il midollo egli trasse e la vita.

Rapide come il pensiero che in mente balena dell'uomo,

quando più fitte le cure si volgono dentro il suo cuore,

od al rotar di pupille quai sprizzan dai cigli baleni,

tali al par del pensiero veloci egli l'opre compiva,

il glorioso Ermete. Tagliate cannucce a misura,

della tartuca nel dosso, a parte a parte, le infisse;

indi, con senno accorto, d'un bove vi tese la pelle;

poscia due bracci piantò, e d'un gioco entrambi congiunse.

Sette minuge di agnella di sopra concordi vi tese;

così l'amabil trastullo costrutto, ne tenta col peltro

ad una ad una le corde; esso emise un mirabile suono

sotto le dita. Tentava il Nume un canto improvviso,

accompagnando soave col suono la voce, in convitti

come son usi i garzoni che han gara di motti mordaci.

Giove Cronìde cantava e Maia dai sandali d'oro;

come si unirono un giorno in soavi parlari d'amore,

e della Ninfa le ancelle esaltava e la casa fulgente,

e della casa i bei tripodi e i lèbeti sulle staggere.

L'una cosa cantava e già l'altra volgea nel pensiero.

 

 

Citazione tratta da “Gli Amori o I Belli – La morte di Orfeo” di Fanocle, trad. E. Bignone

O come il figlio di Eagro, il tracio Orfeo,

di vera passione s'invaghì del Boreade Kalais,

e spesso nei boschi ombrosi sedeva cantando

il suo amore, e mai tregua aveva il suo cuore,

ma sempre insonni tormenti nel profondo dell'anima

lo travagliavano, alla vista del florido Kalais.

Gli si avventarono contro le donne Bistònie crudeli,

ed a morte percosso cadde d'acute spade;

egli che primo gli amori apprese dei giovani ai Traci,

ricusando i lascivi ardori de le femmine.

Gli mozzaron le femmine il capo, e sopra la lira

Infitto lo lasciaron lungi sul tracio mare,

ché li rapisse rapace del pelago il flutto infecondo

e li aspergesser glauchi gli oceanini spruzzi.

Tosto li spinse l'onda canuta a Lesbo divina,

tutto sonando il mare d'un tintinnar di lira,

e gl'isolani lidi dai flutti battuti, ove tomba

ebbe del tracio Orfeo l'armonioso capo.

Sovra la tomba gli appeser la lira armoniosa che muti

mosse i macigni e mosse l'onda di Forco orrenda;

sì che di lire e d'inni risuona quell'isola sempre,

e sovra ogni altra terra miete messe di canti.

 

 

Citazione tratta da “I Fenomeni ed i Pronostici” di Arato – vv. 407/418

…Piccola

è pure la Testuggine. Lei Hermes

infatti perforò presso la cuna

e «Lira» disse che aveva per nome;

la condusse in Cielo e la depose

davanti a una figura sconosciuta 156.

La benda che le sta sopra le cosce

arriva fino al ginocchio sinistro

ed il sommo del capo fa il suo giro

proprio di fronte all'Uccello 157; la Lira

sta in mezzo, fra la testa dell'Uccello

ed il ginocchio dello Sconosciuto.

 

 

Citazione tratta da “Il poema degli astri” (Astronomica) di Manilio – I vv. 324/327

Anche la Lira attraverso il cielo si scorge con i bracci

divaricati tra le stelle, con la quale una volta Orfeo catturava

tutto quello che con la sua musica raggiungesse, e volse il passo

perfino tra le anime dei trapassati e ruppe col canto le leggi d'abisso.

 

 

Citazione tratta da “Biblioteca” di Apollodoro – I, 3, 2

Da Calliope ed Eagro (o forse Apollo: questa è la versione più diffusa) nacquero i figli Lino, che poi venne ucciso da Eracle, e Orfeo, il grande musico: con il suo canto faceva muovere anche le pietre, anche gli alberi. Un iorno la sua sposa Euridice fu morsa da un serpente, e morì; allora Orfeo scese all'Ade, deciso a riprendersela, e convinse Plutone a rimandarla sulla terra. Il dio pose una condizione alla sua promessa: lungo la strada del riotrno, Orfeo non avrebbe mai dovuto voltarsi a guardare la sposa prima di arrivare a casa. Ma Orfeo disobbedì: si voltò, guardò Euridice, e lei dovette scendere di nuovo nell'Ade. Orfeo fu il fondatore dei misteri di Dioniso; lo uccisero e Menadi, facendolo a pezzi, e venne sepolto in Pieria.

 

 

Citazione tratta da “Biblioteca” di Apollodoro – III, 10, 2

 

E davanti alla sua grotta trovò una tartaruga che mangiava l'erba. La prese, la svuotò, adattò al guscio delle corde fatte con i tendini delle bestie uccise, e così costruì una lira e inventò anche il peltro. Apollo, in cerca delle sue vacche, arrivò a Pilo e interrogò la gente che abitava lì. Gli dissero che avevano visto un bambino guidare le vacche, ma non sapevano dirgli dove le aveva portate, perché non si vedevano impronte. Con la sua arte mantica, Apollo scoprì chi era il ladro, andò al Cillene da Maia, e accusò Ermes. E Maia gli fece vedere che era un bambino ancora in fasce. Ma Apollo lo portò di fronte a Zeus e lo accusò per il furto delle vacche. Zeus ingiunse ad Ermes di restituirle, il bambino negò tutto, ma non venne creduto e dovette condurre Apollo a Pilo e restituirgli il bestiame. Ma poi Apollo ascoltò il suono della lira, e in cambio di quella diede a Ermes le sue vacche.

 

 

Citazione tratta da “Ercole sul monte Oeta” di Seneca – vv. 1060/1090

…suonando la malinconica lira, e vinse col canto patetico le ombre del Tartaro e i tristi dèi dell'Erebo… La ruota [d'Issione], sempre in movimento, si fermò… e mentre gli avvoltoi erano presi dal languido canto, il fegato di Tizio ebbe tempo di ricrescere; anche il nocchiero della palude infernale posò il remo, e venne ad ascoltare. Allora il vecchio Frigio [Tantalo] avrebbe potuto, per la prima volta, soddisfare la sua rabbiosa sete, ma non si accorse che le acque si erano fermate; e non mosse neppure le mani per raccogliere i pomi… Le dee [Moirai] rinnovarono lo stame di Euridice, ma perse così il premio del suo canto: colei che era nata una seconda volta morì per sempre.

 

 

Citazione tratta da “Tebaide” di Stazio – VIII vv. 86/90, trad. C. Bentivoglio

sento sdegno e rossor che ‘l tracio Orfeo

penetrasse quaggiù co' dolci accenti:

io vidi, io vidi al lusinghiero canto

pianger le Furie, e rannodar lo stame,

già tronco al fuso, le crudeli Parche.

 

 

Citazione tratta da “Astronomia” di Igino – II, 7 (trad. Angela Maria Zavaglia)

La Lira ha preso posto tra le costellazioni per la seguente ragione, secondo Eratostene: all'origine, è Mercurio che la creò a partire da una tartaruga e l'affidò ad Orfeo che, figlio di Calliope e di Eagro, si appassionava vivamente a questo strumento. Dunque, si pensa, che la sua arte affascinava perfino le bestie selvatiche che venivano ad ascoltarlo. Deplorando la morte della sua sposa Euridice, discese agli Inferi, si pensa, e lì cantò le lodi della stirpe degli dèi, ad eccezione del venerabile Libero. Egli lo tacque per un difetto di memoria, come Eneo fece per Diana durante un sacrificio. In seguito, come Orfeo si sedette, come da numerosi racconti, sul monte Olimpo che separa la Macedonia dalla Tracia, ma, secondo Eratostene, sul Pangeo 158, si compiaceva a cantare, Libero lanciò, si dice, contro lui le Baccanti al fine di ucciderlo e di fare a pezzi il suo cadavere. Ma secondo altri racconti, è per avere spiato i misteri di Libero che subì questo destino. Le Muse raccolsero i suoi resti al fine di seppellirli e, ricompensa suprema, posero al cielo la sua lira, di cui presero la forma le stelle, per onorare la sua memoria; Apollo e Giove acconsentirono, poiché Orfeo lodava in modo particolare Apollo; in quanto a Giove, accordò questa ricompensa a sua figlia.

 

 

Citazione tratta da “Trionfo d'amore” di F. Petrarca – IV vv. 13/15

vidi colui che sola Euridice ama,

e lei segue a l'inferno e, per lei morto,

con la lingua già fredda anco la chiama.

 

 

Citazione tratta da “Arcadia” di I. Sannazzaro – Poesia XI vv. 64/68

felice Orfeo, che innanzi l'ore estreme,

per ricoprar colei che pianse tanto,

sicuro andò dove più andar si teme.

Vinse Megera, vinse Radamanto;

a pietà mosse il re del crudo regno.

 

 

Citazione tratta da “Il Mambriano” di Cieco Da Ferrara – II 40

presso a costei Orfeo sarebbe nulla,

qual già a sé trasse le selve fermando

gli uccelli, gli animali, i pesci, i fiumi,

e a l'inferno cangiò legge e costumi.

 

 

Citazione tratta da “Eneide travestita” di G. B. Lalli – VI vv. 645/652

v'è con prosopopea quel gran cantore

chi vinse ogn'un, messer Orfeo chiamato,

con veste lunga, e canta ogn'or d'amore,

né mai si sente punto accaparrato;

suona cert'arpa con sette canore

corde, e v'accorda dolcemente il fiato:

e da quest'uomo io tengo per mia fè

che altri apprese a cantar sol fa mi re.

 

 

Citazione tratta da “Epistole – A Giovanni Dal Pozzo” di I. Pindemonte

… sdegnate

di Tracia quindi le più illustri donne

tra le misterïose orgie notturne

gli s'avventarono col pungente tirso,

cento volte il colpirono, e non contente

dirlo potrò? Fero il bel corpo in brani,

e lo sparser qua e là per la campagna.

Ed anche allora, mentre al mar travolta

va per l'onde dell'Ebro la recisa

dal nobil collo sanguinosa testa,

chiama Euridice ancor fredda lingua

con fioca voce, e mormora sul labbro

il fuggitivo spirto: Oh sventurata

Euridice! E del fiume ambo le sponde

Euridice ripetono, Euridice!

 

 

Citazione tratta da “ La Feroniade ” di V. Monti – III vv. 153/168

Mercurio ad eseguir del padre

il precetto s'accinse. E pria l'alato

petaso al capo adatta, e dalle piante

i bei talari, ond'ei vola sublime

sulla terra e sul mare, e la rattezza

passa de' venti. Impugna indi l'avvinta

verga di serpi, prezïoso dono

del fatidico Apollo il dì che a lui

l'Argicida fratel cesse la lira:

con questa verga, tutta d'oro, invita

ei richiama le morte alme, ed a Pluto

mena le vive, ed or sopore infonde

nell'umane pupille, ed or ne ‘l toglie.

Si guernito, e con tal d'ali remeggio

spiccasi a volo. Occhio mortal non pote

seguitarne la foga.

 

 

Citazione tratta da “Le Grazie” di U. Foscolo – III vv. 26/31

… ma catal fragranza

mandando pari all'armonia che diede

d'Orfeo la lira, allorché al sacro capo

dalle Baccanti di Bistonia infissa

venne nell'alto Egeo, spinta dai monti

e un'armonia suonò tutto quel mare.

 

 

Citazione tratta da “Le prime storie” di A. Aleardi – vv. 913 e segg.

e tu il sapesti in pria, tu venerando,

tu bellissimo Orfeo. Scendea la notte

sul ciel di Tracia, e tintinnìano i sistri

dell'orgia sacra; quando una congiura

di furenti fanciulle, a cui fu tolta

la vagabonda Venere, s'avventa

sull'egregio pudico. I lacerati

brani celando sotto il peplo infame

seminaron pei solchi; e poi che il tronco

capo baciâr voluttuose, in mezzo

lo scagliaron dell'Ebro a le correnti,

ove nuotando a lungo, semivivo

navigò per l'Egeo, finch'ebbe posa

nei mirteti di Lesbo.

 

 

Citazione tratta da “Juvenilia - Prometeo” di G. Carducci – vv. 21/24

Ma rinfiammò in Orfeo

l'inestinguibil foco, ed egli mosse

il duro sasso de le umane menti

citareggiando e le foreste aurite.

 

156 È l'Inginocchiato, che sarà identificato con Ercole.

157 La costellazione del Cigno.

158 Catena montuosa della Macedonia.

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