Il segno del Capricorno

Capricorno

(Capricornus)

Figura 24 - Sezione della carta del cielo con la costellazione trattata

 

Figura 2 5 - Rappresentazione grafica della costellazione trattata

 

 

Il Capricorno è una costellazione poco luminosa, nessuna delle sue stelle supera la 2° magnitudine; di tutto lo Zodiaco, solo il Cancro ha una figura più sbiadita. Furono i Caldei, antico popolo mesopotamico, a fissare per primi questa costellazione in quell'area del cielo che chiamavano “zona delle acque celesti” perché era visibile durante i mesi delle piogge.

 

La stella più brillante è Deneb Algedi (in arabo “ coda del capro” ), d Capricorni (m. da 2,8 a 3,1) che dista 36 anni luce dalla Terra ed è una binaria ad eclisse 103. Degna di nota anche Algedi , che significa “capro” o stambecco, indicata anche come a Capricorni 104 (m. 3,6 – 4,2), una stella doppia di luminosità variabile costituita da due astri di colore giallo e arancio, che si trovano a 120 anni luce e 1600 anni luce dalla Terra; infine Dabih , b Capricorni (m. 3,1) distante 250 anni luce, anch'essa doppia, composta da una stella di colore giallo con una compagna di colore bianco-azzurro (m. 6,1).

 

Dal periodo della Grecia arcaica, e fino a circa l'anno mille della nostra era, il Sole raggiungeva nel Capricorno la più bassa declinazione e nel Cancro la più alta; questa circostanza aveva generato nei filosofi platonici l'idea che queste costellazioni fossero “le due porte degli uomini”.

A tale proposito, Porfirio 105, compose “L'antro delle Ninfe” ( 300 a .C. circa), un saggio nel quale il filosofo sosteneva che le anime si reincarnavano passando per il cancello Nord del Sole, vale a dire la porta del Cancro, e che, compiuto il loro ciclo vitale, ritornavano al cielo attraverso il cancello Sud del Capricorno.

 

Molti sono i riferimenti mitologici che riguardano questa costellazione. Eratostene nei “Catasterismi” ci racconta che il Capricorno rappresenta la capra Amaltea che allattò Giove e lo aiutò nella guerra contro i Titani.

Comunemente, però, s'identifica questa costellazione con Pan 106, che in greco significa “tutto”, e dal quale deriva il termine “panico” in riferimento, appunto, ad un comportamento collettivo, per indicare l'effetto dell'urlo terrificante del dio.

Esiodo, in “Teogonia” racconta della guerra dei Titani 107; quando Gaia, la Madre Terra , per porre fine al regno di Zeus, si congiunse con Tartaro, suo figlio, dio dell'Ade. Questa unione generò Tifone, un dio dalle orribili sembianze, il quale fu mandato contro la nuova generazione degli dèi; e Zeus si preparò ad una battaglia spaventosa.

Fu Pan che, emettendo un grido così terribile da fare rimanere gli uccelli immobili a mezz'aria, avvertì gli altri dèi del pericolo imminente; dopodichè si buttò in un fiume assumendo, nella parte inferiore del suo corpo, una coda di pesce, ed è perciò che conservò questa forma quando venne tramutato in costellazione.

 

Jean Pierre Vernant, nel suo libro “L'universo, gli dèi, gli uomini” 108, fa un resoconto minuzioso della lotta intrapresa tra Zeus ed il terrificante Tifone “alto come il mondo e grande come l'universo”.

Il dio degli dèi, colpendo per primo, prende il sopravvento sul mostro e si appresta a sopprimere Tifone con un falcetto. A questo punto, però, inaspettatamente, è il nemico a prevalere: recide i tendini delle braccia e delle gambe a Zeus, il quale, inerme e privo d'energie, si lascia trasportare in una buia caverna. Quando tutto sembra perduto arrivano in aiuto del dio, Ermes e Pan che, con la furbizia, riescono a recuperare i tendini di Zeus; il quale riacquistata intera la sua potenza provvede senza difficoltà a sconfiggere il mostro.

Il significato astronomico di questo mito è facilmente leggibile: Zeus rappresenta il Sole che nel suo viaggio annuale raggiunge il solstizio invernale, dove le forze delle tenebre e del caos sono sul punto di sconfiggerlo, ma è soccorso da Pan, allegoria del Capricorno, che lo rinvigorisce, liberandolo dalla grotta buia; e Zeus-Sole può risalire in cielo per vincere, a primavera, le tenebre della notte invernale.

Naturalmente questo poteva accadere, quando il solstizio invernale 109 cadeva nel Capricorno.

Giacomo Leopardi, in “Storia dell'Astronomia” 110 associa la costellazione con la capra che si arrampica, poiché il 21 Dicembre il Sole sembra rimontare la sua corsa nel cielo.

Anche i due circoli paralleli all'equatore, rispettivamente situati a latitudine 111 Nord 23° 27' e Sud 23° 27', prendono il nome dai due segni che contrassegnavano, un tempo, la declinazione dei solstizi del Sole: il Tropico del Cancro (in cui il Sole era in posizione verticale a mezzogiorno il 21 giugno) e il Tropico del Capricorno (in cui il Sole era in posizione verticale a mezzogiorno il 22 dicembre).

Oggi il movimento secolare della precessione degli equinozi ha spinto verso il nord quella parte di cielo dove è situato il Capricorno dando al Sagittario il privilegio d'accogliere il Sole nel solstizio invernale occupando, quindi, il posto più meridionale dello Zodiaco.

 

Note

103 Si tratta di una stella doppia fisica; in cui un astro orbita intorno all'altro.

104 Di solito in una costellazione le stelle più luminose sono denominate a; ma in alcuni casi ciò non avviene; infatti, Algedi è meno brillante di Deneb Algedi.

105 Filosofo Neoplatonico.

106 Dio dei pastori e delle greggi

107 Vedi Costellazione dei Pesci .

108J. P. Vernant, “L'universo, gli dèi, gli uomini”, Einaudi, pag. 38

109 Ciò è dovuto alla precessione degli equinozi. Si tratta del movimento conico dell'asse terrestre che provoca un anticipo degli equinozi ed un mutamento continuo del Polo Nord del cielo che descrive un cerchio in circa 26000 anni sicchè ogni 2100 anni circa un segno zodiacale subentra all'altro.

110 Leopardi, ibidem, pag.15

111La latitudine misura la distanza angolare di un punto sulla della superficie terrestre dall'equatore. S i misura in gradi, da 0° a 90° N o S. I Paralleli sono i 180 circoli di diametro variabile paralleli all'Equatore terrestre, il quale si individua se immaginiamo di sezionare la Terra con un piano perpendicolare all'asse ed equidistante dai poli.

Tra essi, oltre ai due tropici, del Cancro e del Capricorno, hanno importanza, i Circoli Polari ( + 66,33°).

Sezionando, invece, la sfera terrestre con piani che contengono l'asse, si ottengono tutti i circoli massimi ( 360) passanti per i Poli cui si dà nome Meridiani.

Il “ meridiano fondamentale ”, dal quale si inizia la numerazione di tutti gli altri , è quello passante per l'osservatorio di Greenwich (0°), alla periferia di Londra, il suo opposto (180°) è “ l'antimeridiano ”.

I meridiani si misurano anch'essi in gradi e vanno da 0 a 180°Est o Ovest ed o gnuno dista dall'altro 15° con una differenza di un'ora (24 meridiani).

(Anche nel cielo 15° corrispondono ad un'ora: se una stella sorge 1 ora dopo la prima, dista da essa 15°, se 2 ora 30° e così via….)

La distanza tra un punto ed il meridiano fondamentale, calcolata sull'arco del parallelo, corrisponde al la longitudine.

Meridiani e Paralleli danno origine alle cosiddette “coordinate geografiche”, le quali risultano essenziali se si vuole definire la posizione di un luogo qualsiasi della superficie terrestre.

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