Mappe stellari

Nel seguito, appaiono le riproduzioni delle più importanti costellazioni e delle stelle visibili ad occhio nudo, alle nostre latitudini - tra 35° e 45° Nord.

Sarà bene che lo studente-spettatore osservi con pazienza le diverse forme, fino a trovare una certa dimestichezza con esse. Così, una volta che la figura della costellazione è divenuta familiare, sarà possibile riconoscerla nel Cielo anche quando è solo parzialmente visibile, a causa di ostruzioni dell'orizzonte o più frequentemente di nuvole.

Accade con le stelle quel che succede con gli amici - si è in grado di riconoscere il loro viso anche quando è parzialmente coperto da una sciarpa.

Nelle carte, le stelle sono rappresentate con sei simboli che indicano il grado di luminosità o magnitudine apparente all'osservatore terrestre: più bassa è la magnitudine più alta la luminosità; qui il numero ha una funzione ordinale. In conseguenza diciamo che una stella è 1°,2°,3° etc. magnitudine, secondo una classificazione inventata da Ipparco 12.

In verità oggi gli astronomi usano classificare le stelle con la loro magnitudine assoluta ovvero valutandone la luminosità che avrebbero se fossero tutte poste alla stessa distanza dalla Terra - ma questo è un argomento che affronteremo nella seconda parte del testo.

Quando parliamo di una certa magnitudine apparente, ordinata secondo numeri interi, bisogna ricordare che si tratta di una approssimazione. Infatti, le stelle della stessa magnitudine non sono obbligate ad essere ugualmente brillanti: quando effettuiamo con uno strumento la misura del flusso luminoso constatiamo che le magnitudini non vanno come numeri interi e.g. Castore nei Gemelli ha una magnitudine misurata di 1,58 mentre per la Polare il valore corrispondente è 2,12, e tuttavia entrambe sono classificate come oggetti astrali di 2° grandezza.

Secondo lo schema di Ipparco, una stella di magnitudine 1,0 è 2,5 volte più luminosa di una di magnitudine 2,0; quest'ultima è 2,5 volte più luminosa di una stella di magnitudine 3,0; e così via. Questo significa che una stella di magnitudine 1,0 è cento volte più luminosa che una di magnitudine 6,0. In generale, più debole è il segnale luminoso maggiore è il numero di stelle che lo inviano.

Le stelle di magnitudine 1,0 sono venti nell'intero Cielo; non è difficile riconoscerle e apprendere i loro nomi; esse sono talmente brillanti che si impongono alla vista appena guardiamo la volta celeste, ancor prima che l'occhio si sia adattato alla relativa oscurità del posto d'osservazione.

Gli astri di 2° grandezza sono nettamente meno luminosi e più numerosi,circa cinquanta in tutto. Alcuni di essi verranno identificati con il loro nome, come è già accaduto per la Polare che è, appunto, una stella di 2° grandezza.

Nella terza e quarta magnitudine si trovano, rispettivamente, 150 e 600 stelle; assai più tenui come brillio sono tuttavia ben visibili nelle notti chiare. Abbiamo, poi, che nella 5° magnitudine si raggruppano circa 1500 stelle; ma meno di un centinaio appaiono nelle nostre carte - esse non figurano mai isolate ma come parti, insieme agli altri astri più luminosi, delle figure delle costellazioni che così risultano meglio definite.

Vi sono infine le stelle di 6° grandezza: nessuna di esse appare sulle nostre carte giacché, ad occhio nudo, solo le aquile, forse, sono capaci di distinguerle. Per tutte le altre di magnitudine crescente è necessario il binocolo o il telescopio.

Gli astri non solo differiscono in luminosità ma possiedono anche colori diversi. Al primo sguardo, possono apparire tutti come bianche argentate ma una osservazione appena più attenta rivela che molte di esse sono colorate: blu, rosse, gialle e perfino grigie. Qualche volta si tratta di una tonalità cromatica appena accennata ma più si osserva e più la colorazione diviene netta. Un buon esempio sono: Vega che è blu e Arturo che è rossa; quando esse sono osservabili insieme nel cielo il contrasto cromatico si percepisce nettamente.

Per l'astronomo il colore di una stelle è un indizio delle sue condizioni fisiche e della temperatura; per noi è solo un modo di identificare la stella e di essere affascinati dalla sua luce.

Le mappe del testo compaiono con una caratteristica che potrebbe apparire paradossale: l'Est è a sinistra e l'Ovest è a destra, contrariamente a quel che avviene per le carte terrestri. La ragione è dovuta al fatto che la carta geografica si legge stando di fronte ad essa mentre la carta celeste mostra lo spazio sopra la testa dell'osservatore. Infatti, si tratta di una rotazione di 180° che scambia la destra con la sinistra; prova ne sia che se poniamo la mappa del cielo sopra la nostra testa ogni cosa torna al suo posto: l'Est è a destra e l'Ovest è a sinistra.

 

Note

12 Ipparco di Nicèa (II secolo a.C.), astronomo greco, compilò un catalogo di 800 stelle, divise in 6 classi di grandezze apparenti; inoltre individuò il fenomeno della precessione degli equinozi e determinò con buona approssimazione la distanza Terra-Luna.

 

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