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La zooterapia nella cura della malattia

tra antico e moderno

Francesco Scornaienchi, Giuseppe Tagarelli*

Mettendosi a confronto con la Natura circostante, dando quindi una valenza prettamente empirica al proprio sapere, l’uomo ha sempre tentato di prevenire o curare malattie, o semplici ferite, attraverso lo studio del mondo vegetale e animale.
Trattamento della emicrania ritrovato in un vaso grecoSe da una parte la stragrande maggioranza delle fonti antiche e moderne sembrano essersi per lo più concentrate sui remedia malorum o morborum derivati dal primo gruppo, ovvero dalle piante, poco e, in maniera assai dispersiva, si conosce sull’utilizzo di rimedi zooterapici, pur diffusi, nelle civiltà antiche.
Con il termine zooterapia si intende l’utilizzo degli animali o loro derivati, nella cura delle malattie umane ; fenomeno caratterizzato e da un’ampia distribuzione geografica e da un’origine storica molto antica, presente già ai primordi in nationes antichissime quali America Latina , Cina , Egitto   e civiltà Assiro Babilonese .
Ancora attualmente, sia nelle comunità umane orientali che in quelle occidentali, tale scienza, costituisce parte integrante dell’inventario dei rimedi tradizionali utilizzati per la cura di varie malattie .
Anche in Italia , recenti lavori hanno messo in evidenza come, ancora oggi, l’utilizzo degli animali sia una pratica in uso nella medicina popolare .
A fronte di quanto detto, si deve registrare che solo negli ultimi venti anni gli studi di etno-bio-medicina stanno iniziando ad indagare l’utilizzo degli animali per la cura della malattia da un punto di vista antropologico e bio-medico, così come si deve registrare che in nessuna regione del mondo con l’eccezione del Vicino Oriente (Israele e parte dell’attuale Siria, Giordania e Libano) , sia stato realizzato uno studio diacronico per tentare di interpretare il rapporto tra la medicina ‘ufficiale’ del passato ed i medicinali di origine animale ancora in uso nella popolazione attuale.
Vaso attico (480-470 a.C.)                                                    con Giuramento d’IppocrateQuesto esercizio primordiale, di attività finalizzate alla sanificazione del corpo attinto da malattia o da lesione, si ritrova in tutte le civiltà; spesso, nelle forme primigene, si nota una commistione, una confusione, o comunque sempre almeno una vicinanza, fra le attività medicali e quelle religiose.
Sia in Egitto, in Mesopotamia, tra gli Ebrei, in Grecia e poi a Roma, per no parlare di quanto accade in Oriente, si sviluppa una medicina sapienziale, nata dalla mescolanza tra scienza empirica ed esoterica, in cui le fonti parlano di come diversi animali fossero utilizzati nella cura di alcune di alcune malattie.
A proposito dei “sanissimi ” Egizi, tanto le fonti primarie, quanto le quelle secondarie , testimoniano la grande sensibilità per l’utilizzo medico della zoo terapia;  la carne animale contro il gonfiore; il fegato e la bile per lenire il dolore agli occhi (di cui è stata anche recentemente attestata l’efficacia); il latte, sia di mucca, sia di asina che di donna, integrato come eccipiente; il miele che per le sue tante proprietà serviva per le patologie respiratorie, ulcere e ustioni; tutte notizie riscontrabili nel già citato ‘Papiro medico di Berlino ’.
Il principale testimone della scienza medica mesopotamica, invece, si ritrova nel codice di Hammurabi, in cui si specificano, in tredici articoli, le responsabilità del medico nell’esercizio della sua professione, così come i castighi previsti per mala praxis. Inoltre si possiedono una serie di circa 30 mila tavolette compilate da Asurbanipal (669-626 a.C.), provenienti dalla biblioteca scoperta a Ninive nel 1841 da Henry Layard, da cui si è potuto intuire la concezione della salute e della malattia in questo periodo, così come pure le tecniche mediche utilizzate da guaritori professionali . Di tutte queste tavolette circa 800 sono specificatamente dedicate alla medicina, e tra loro si trova la descrizione della prima ricette conosciuta .
Medico greco pratica un salasso                                         Manoscritto bizantino (XII sec.) Ciò che si conosce della medicina ebraica nel periodo compreso nel primo millennio prima di Cristo, proviene dall’Antico Testamento della Bibbia: in esso si citano varie leggi e rituali legati alla salute, come per esempio la quarantena delle persone infette , lavarsi dopo aver manipolato i corpi dei defunti ed il sotterramento degli escrementi lontano dagli alimenti . Oltre a questo è presente una forte componente zooterapica
È comunque la medicina greca offre un mare magnum di indicazioni: le fonti primarie (epigrafi, mosaici, pittura vascolare etc.) oltre che quelle secondarie (tanto greche quanto latine) mostrano chiaramente come dalla civiltà minoica la scienza medica avesse già un alto grado di sviluppo, anche sociale e cultuale; figure mitiche come Apollo (fondatore dell'arte Medica), Pallade Atena (legislatrice sanitaria), il centauro Chirone (maestro di medicina) e il suo allievo Asclepio , Iapige, medico di Enea, s’intrecciano con una medicina laica che già nel VI secolo a.C. si concretizza in vere e proprie scuole come quella Crotoniate (Alcmeone di Crotone, Filolao di Taranto, Empedocle di Agrigento’), sotto la cui spinta nascono quelle del bacino del Mediterraneo: Cirene, Rodi, Cnido e Kos.
La medicina greca, sensibilissima anche alla zooterapia , dal genio di Ippocrate di Cos , continuò i suoi progressi anche in età alessandrina grazie a Erofilo (che studia sistema nervoso e cervello) e Erasistrato (studioso di filosofia e patologia, conosciuto per la dottrina atomistica) che completano con il loro lavoro il sistema ippocratico.
Abbastanza scettica nei confronti di quella greca , la medicina romana tende a porsi in maniera originale nei confronti del medico ‘macellaio’ ellenico . Ciononostante, essa, probabilmente figlia di quella etrusca, era ben poca cosa rispetto alla già raffinata arte medica ippocratea .
Anche in questo caso le fonti sono innumerevoli e di varia natura . Da esse emerge chiaramente come una vera e propria formazione all’arte della medicina non esistesse in Roma , ma che anzi chiunque potesse dichiararsi medico e senza alcuna cognizione teorica , o esperienza pratica, aprire un ambulatorio, essendo una professione assai remunerativa .
Pertanto in età Romana oltre all’importante figura di Galeno (129-200 d.C.), il quale notava come molti dei suoi presunti colleghi non sapessero neppure leggere (XXIX, 9), la medicina romana poteva contare su altre tre grandi individualità  come Sorano (I-II sec. d.C.) esperto in malattie ginecologiche, sugli scritti di farmacologia di Dioscoride (I secolo d.C.), infine sugli otto libri del De medicina di Celso in cui emergono aspetti zoo terapici in parte mutuati dalla medicina greca, in parte originali .

 

 

 

Bibliografia

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Costa-Neto E.M., Healing with animals in Feira de Sanatana City, Bahia, Brazil. Journal of Ethnopharmacology 65, 225–230

In America latina la stella di mare è uno zooformaco molto diffuso per la cura di molte malattie, cosi come la pelle di bufalo a cui erano assegnate proprietà toniche ricostituenti (Bernabeo I.A.,Pontieri G.M,. Scarano G.B, Elementi di storia della medicina, Piccin Nuova Libraria S.p.a., 1993, p. 345). Nella medicina tradizionale andina, gli aculei tostati e polverizzati del riccio di mare venivano utilizzati per curare l’epilessia e le malattie del cuore; cosi come la polvere delle conchiglie era utilizzata come antiemorragico (Alves R.R., Rosa I.L., Why study the use of animal products in traditional medicines? J Ethnobiol Ethnomed 2006, 1:5, p. 234). Gli abitanti della Guiana, Caienna e Bolivia, per purificare il sangue si esponevano al morso delle formiche rosse. (nell’alto Nilo lo stesso  morso veniva utilizzato per curare la pazzia; mentre lo stesso insetto bollitio era un farmaco eccellente contro la gotta e la debolezza muscolare. Nel Medioevokl’alcolato di formiche era usato come stimolante per l’organiosmo, diuretico e afrodisiaco controp l’astenia sessuale;  Bernabeo I.A,. Pontieri G.M,. Scarano G.B, Elementi di storia della medicina, Piccin Nuova Libraria S.p.a., 1993).

In un trattato cinese (pen-ts’ac Kang-mu) risalente a 5.000 anni prima di Cristo, viene riportato l’uso del corno non ossificato del daino maculato, dal quale si ricava un farmaco chiamato pantui (C. Schmincke, Chinesische Medizin für die westliche Welt. Springer, Heidelberg 2004, p. 234).
L’uso del corno è legato alla credenza che il cervo fosse molto longevo, essendo l’unico animale capace di riconoscere e mangiare il fungo dell’immortalità (leggenda taoista) ovvero il Poliporus lusidus, come mostrato anche nell’iconografia cinese. La pelle del daino rientra in molte ricette come tonico, ricostituente, afrodisiaco (M. Porkert, (unter Mitarbeit von Christian Ullmann), Die chinesische Medizin. Econ, Düsseldorf/Wien 1982, p. 123). Anche gli insetti erano utilizzati come rimedio nella medicina cinese: le blatte (scarafaggi, piattole e altri simili) polverizzate (M. Porkert, Klinische chinesische Pharmakologie. 2. Auflage. Phainon, Dinkelscherben 1994, p. 98), con aggiunta di acqua o vino per curare erano rimedio contro i calcoli alla vescica, asma, ritenzione di urina, pertosse, e con aggiunta di zucchero costituivano un ottimo aspersorio sulle pustole; infine per curare i dolori e i ronzii auricolari, o per migliorare l’udito, gli stessi insetti erano fatto bollire in olio di mandorle (ne bastava una goccia: H. Alex, Voices of Qi: An Introductory Guide to Traditional Chinese Medicine; North Atlantic Books, 2000, p. 451). Sempre nella medicina cinese si faceva largo uso di lucertole, le quali essiccate e polverizzate erano utilizzate per la cura di gonfiori, piaghe e dolori reumatici (le lucertole contengono molto iodio: P. U. Unschuld, Medicine in China: A History of Ideas, University of California Press, 1985, p. 102); Le pinne dei pescecani erano potenti afrodisiaci (M. Porkert, Klinische chinesische Pharmakologie. 2. Auflage. Phainon, Dinkelscherben 1994, p. 102),

Nunn, J.F., Ancient Egyptian Medicine. University of Oklahoma Press, Norman 1998; Stetter, C., The Secret Medicine of the Pharaohs—Ancient Egyptian Healing. Edition Q, Chicago 2002 ; tra le fonti dirette da ricoradre Il papiro di Rameusseum. (1900 a.C.), nel quale si descrivono ricette e formule magiche; il papiro Kahun (1850 a.C.) che tratta materie tanto disparate come ostetricia, veterinaria ed aritmetica; il papiro Ebers (1550 a.C.) uno dei più importanti e dei più grandi documenti scritti dell'antico Egitto; Il papiro Edwin Smith (1650 a.C.) di contenuto principalmente chirurgico; il papiro Hearst (1550 a.C.) che contiene descrizioni mediche, chirurgiche ed alcune formule magistrali; il papiro di Londra (1350 a.C.), dove si mischiano ricette e formule magiche; I papiri di Berlín (il "libro del cuire") (1300 a.C.) che descrivono con sufficiente precisione alcune patologie cardiache: il papiro médico Chester Beatty (1300 a.C.) ricettario vario; il papiro Carlsberg (1200 a.C.) di tematica ostetrica ed oftalmologica.

Powell, A.M.. Drugs and pharmaceuticals in ancient Mesopotomia. In: Jacobs, I. and W. (Eds.), The Healing Past. Brill, Leiden 2000; Ritter, K.E., Magical-expert and physician notes on two complementary professions in Babylonian medicine. Assyriological Studies 16, 299–323

Adeola M.O., Importance of wild Animals and their parts in the culture, religious festivals, and traditional medicine, of Nigeria. Environmental Conservation 1992, 19(2):125-134; Antonio, T.M.F., Insects as remedies for illnesses in Zaire. The Food Insects Newsletter 7 (3), 4–5; China National Corporation of Traditional and Herbal Medicine: Materia medica commonly used in China. Beijing: Science Press; 1995; Mahawar MM, Jaroli DP, Traditional zootherapeutic studies in India: a review. Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine 2008, 4:17; World Resources Institute: People and ecosystems the fraying web of life. In World Resources Report 2000–2001 Washington D C: World Resources Institute; 2000:389

In particolare in Calabria tra i massimi studiosi di medicina antica e zoo terapia vanno annoverati i dottori Antonio e Giuseppe Tagarelli e la dottoressa Anna Piro del CNR di Mangone (CS) la cui sterminata produzione bibliografia  costituisce una preziosa fonte di studio sull’argomento.

In Europa, cosi come in Italia, il secreto vischioso delle lumache e delle chiocciole era usato nelle affezioni polmonari e nella pertosse. L’ingerire una chiocciola viva privata del guscio era, inoltre, un rimedio infallibile contro l’ulcera gastrica: Guarrera PM, Forti G, Marignoli S, Ethnobotanical and ethnomedicinal uses of plants in the district of Acquapendente (Latium, Central Italy). Journal of Ethnopharmacology 2005, 96:429-444; Pieroni A, Quave CL, Villanelli ML, Mangino P, Sabbatini G, Santini L, Boccetti T, Profili M, Ciccioli T, Rampa LG, Antonimi G, Girolamini C, Cecchi M, Tomasi M, Ethnopharmacognistic survey on the natural ingredients used in folk cosmetics, cosmeceuticals and remedies for healing skin diseases in the inland Marches, Central-Eastern Italy. Journal of Ethnopharmacology 2004(b), 91:331-344; La tela del ragno e l’insetto stesso erano usati in India quale rimedio contro le febbri malariche (è stato oggi scientificamente appurato che la sostanza presente nella tela del ragno aracnidina possiede proprietà simili a quella della chinina. La tela del ragno era utilizzata anchein italia quale emostatico coagulante e per accelerare il processo di guarigione di piaghe e ferite (grazie alla presenza di fibroina e sericina). Pieroni A, Quave CL, Santoro RF, Folk pharmaceutical knowledge in the territory of the Dolomiti Lucane, inland southern Italy. Journal of Ethnopharmacology 2004(a), 95(2-3):373-384; Quave CL, Pieroni A, Bennett BC, Dermatological remedies in the traditional pharmacopoeia of Vulture-Alto Bradano, inland southern Italy Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine 2008, 4:5

Lev E., Traditional healing with animals (zootherapy): medieval to present-day Levantine practice Journal of Ethnopharmacology 2003, 85:107–118

Erodoto, II, 35; Omero, Odissea, IV, vv. 220 sgg

Bardinet T., I testi medici dell'antico Egitto, in “Le Scienze (America Scientific)”, num.340, dicembre 1996, pp.74-80; Cimmino, Vita quotidiana degli Egizi, Bompiani 2003.

L’antico popolo della Valle del Nilo ha lasciato, all’interno dei papiri, più di mille ricette mediche zoo terapiche per curare le malattie, di cui qualcuna un po’ fantasiosa come quella che, per combattere l'incanutimento consigliava l’uso di un topo bollito nell’olio (di palma ovviamente).

; Ritter, K.E., Magical-expert and physician notes on two complementary professions in Babylonian medicine. Assyriological, Studies 16, 299–323; Powell A.M, Drugs and pharmaceuticals in ancient Mesopotomia. In: Jacobs, I. and W. (Eds.), The Healing Past. Brill, Leiden 2000.

Levitico 13:45-46; Nella medicina araba l’osso di seppia polverizzato e unito al miele era utilizzato per curare le macule bianche dell’occhio

Numeri 19:11-19

Deuteronomio 23:12-13

Neuburger M., History of Medicine, Oxford University Press, 1910, Vol. I.

De Sensi Sestito G., L’arte di Asclepio: medici e malattie in età antica. Società antiche. Soveria Manelli 2008.

Boehm I., Le médicin initié par l’animal, Paris 2008 ; Li Causi P., Sulle tracce del manticora. La zoologia dei confini del mondo in Grecia e a Roma, Palerme, Palumbo, 2003, 364 p.: CR : REL, 83, 2005, p. 303-305 (C. Février).

Il più grande medico dell’antichità, fu Ippocrate di Cos (460-377 a.C.), un esempio nella prevenzione della malattia; da lui provengono tutti i migliori insegnamenti sulle epidemie, le febbri, l’epilessia, le fratture, la differenza tra tumori benigni e maligni, la salute in genere e soprattutto l’importanza dell’igiene e dei valori etici in medicina. I suoi testi sulla climatologia (Libro delle arie, delle acque e dei luoghi) e la connessione delle cause esterne nella malattia che si diffuse in Europa e in Asia così come il Libro degli Aforismi, in cui si insegna a fare diagnosi partendo dall'osservazione del malato (facies ippocratica), costituirono i fondamenti della medicina classica.

Plinio, XXIX, 14

Plinio, XXIX, 12; Sabbah G., Mudry Ph. [Éd.], La Médecine de Celse. Aspects historiques, scientifiques et littéraires, Saint-Étienne, 1994, 380 p. (Centre Jean-Palerne. Mémoires, 13) : ensemble de quinze études visant à éclairer les principaux aspects, historiques, scientifiques et littéraires, du traité De la médecine de Celse ; Sabbah G. [Éd.], Le Latin médical, la constitution d'un langage scientifique. Réalités et langage de la médecine dans le monde romain. (Actes du 3 Colloque international « Textes latins médicaux antiques », Saint-Étienne, 11-13 septembre 1989), Saint-Étienne, 1991, 428 p. (Centre Jean-Palerne. Mémoires, 10).

si pensi al rimedio consigliato in Catone, Agr., 157, 10 et 160

Langslow D.R., Medical Latin in the Roman Empire, Oxford, 2000, CR: BMCR: "The work is based on a thorough analysis of four writers: Aulus Cornelius Celsus (first century AD), Scribonius Largus (first century AD), Theodorus Priscianus (fourth-fifth century AD), and Cassius Felix (fifth century AD)". Jackson R., Doctors and Diseases in the Roman Empire, Londres, 1988 207.

Tra le fonti epigrafiche da ricordare: Iscrizione di Minucia Aste; Iscrizione di Asyllia Polla Medica; Stele funeraria del medico P. Elio Curziano; Cippo di Sempronio Ilaro.

K. W. Weebwr, Vita quotidiana nell'antica Roma, Roma 2003. 
Wilmanns J.C., Der Sanitätsdienst im Römischen Reich. Eine sozialgeschichtliche Studie zum römischen Militärsanitätswesen nebst einer Prosopographie des Sanitätspersonals, Hildesheim, 1995, 314 p. (Medizin der Antike, 2).

Marziale, I, 47

Plinio XXIX, 18

Plinio, NH, XXIV, 4; XXIX, 7 sgg; Galeno, I, 83, CIL, XI, 5400

Salmon P., La Limitation des naissances dans la société romaine, Bruxelles, 1999, 103 p. (Collection Latomus, 250); Scarborough J., Roman Medicine, Londres 1969; Rink A., Mensch und Vogel bei römischen Naturschriftstellern und Dichtern. Untersucht insbesondere bei Plinius, Aelian und Ovid, Francfort, 1997 (Europäische Hochschulschriften. Reihe 15. Klassische Sprachen und Literaturen, 71); Kudlien Fr., Die Stellung des Arztes in der römischen Gesellschaft. Freigeborene Römer, Eingebürgerte, Peregrine, Sklaven, Freigelassene als Ärtze, Wiesbaden, 1986, 228 p. (Forschungen zur Antiken Sklaverei, 18); Limmer L., Krieglestein G. K., Augenheilkunde im Rom der frühen Kaiserzeit. A. C. Celsus. De medicina libri octo, Heidelberg, 1992; Gourevitch D., Le Mal d'être femme. La femme et la médecine dans la Rome antique, Paris 1984; Flemming R., Medicine and the Making of Roman Women. Gender, Nature, and Authority from Celsus to Galen, Oxford, 2000; De Filippi Cappai C., Medici e medicina in Roma antica, Turin, 1993; André J., Être médecin à Rome, Paris, 1987 ; Adams J. N., Pelagonius and Latin Veterinary Terminology in the Roman Empire, Leyde, 1995; A.V., Les Écoles médicales à Rome. « Actes du 2 Colloque international sur les textes médicaux latins antiques » (Lausanne, septembre 1986), Genève, 1991.